La Paranza: la Cascina.

Cascina Casottello


Cascina Casottello, Milano, Giovedì 12 Luglio 2018.

Come sempre in ritardo. Cronici! Con Simone, tra una chiacchiera e l’altra, tra una mail mancata e un caffè di troppo, finiamo sempre col dimenticarci che il mondo gira secondo orari prestabiliti. Il buon Angelo, uno dei chitarristi della Paranza del Geco, ci aspetta paziente sotto la soffitta adibita a studio e deposito. Un cinquantenne pacato, a bordo della sua 500L, con chitarra al seguito, sguardo vagamente sonnolento e una taglio ironico inaspettato. Il viaggio per Milano inizia tra l’interminabile consecuzione di semafori dei viali Torinesi. La tangenziale si fa spazio tra le periferie di Torino. 
La Pianura Padana al tardo pomeriggio conserva sempre quell’indistinta monotonia dell’eccessiva antropizzazione, città e provincia si fondono in un mix soporifero. Svengo nel sedile posteriore sino all’ingresso di Milano.

La Cascina Castello dista pochissimo da uno degli svincoli della tangenziale milanese, non so quale, dormivo. Un’ampia corte ristrutturata di recente, provinciale quanto basta per farti sentire a casa, umana, viva. Un insieme di persone, culture, colori. La struttura funge da sede per l’associazione Sungal, un progetto italo-senegalese finalizzato a promuovere l’integrazione dei tanti stranieri presenti in zona e dare un punto di ritrovo alle attività culturali della piccola borgata in cui ha messo radici. Si cucina, si beve e si scherza. Un numero indefinito di persone lavora all’organizzazione della serata. Cucina pugliese e musica del sud d’Italia. Un baluardo del meridione tenuto a bada da un gruppetto ben assortito di ragazzi del Senegal. Qualche birra, un paio di friselle, orecchiette al ragù d’agnello e tanta normalità. Oggi, tra xenofobia e inutili odi razziali, trovare un baluardo dell’integrazione è un piacere indescrivibile. Un luogo in cui non contano etnie e passaporti, un luogo di libero scambio, senza provenienza o età. Tavolate, panche e taranta, la serata è iniziata. Formazione a quattro, percussioni, chitarre, flauti, organetti e zampogne, sulla pista si balla senza sosta. Noto con piacere che le musiche del sud non conoscono età, ballano tutti, ragazzi, adulti e anziani. Tra le birre non ci si ferma, tra le note non si respira. Piedi a ritmo di pizzica, una chitarra battente intona note ancestrali, si balla sino a tarda notte. Tutto finisce, la platea non molla, chiede birra, pretende musica. Gli ultimi temerari restano intrappolati, tra la spina e il posacenere. 
Torniamo a casa, mi riaddormento. 




La cascina sta lì da trecento anni, la sua tenacia si riflette negli occhi di chi l’ha fatta rivivere, se passate da Milano vi consiglio di farci un salto, male che vada vi farete la miglior mangiata Salento-Africana del nord Italia. 

Cascina Casottello

Cascina Casottello

La Paranza del Geco

La Paranza del Geco

La Paranza del Geco

cascina casottello

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