Le Ceneri Della Rotta Balcanica


Le Ceneri della Rotta Balcanica


Sono un fotografo. Lo scrivere è una passione, sino dalla prima adolescenza. Accompagnato dalla fotografia, fa di me un narratore. Per lavoro son costretto a raccontare. Sono del ‘90 e scrivendo queste righe ho all’attivo 28 anni, trascorsi per lo più in Sardegna, con lunghe pause tra il nord Italia e l’est Europa. Ho scritto il mio primo libro in nome della verità. Attraversai i Balcani per scovarla e raccontarla. L’obiettivo del mio sforzo è far conoscere, a quante più persone possibile, ciò che accade ogni giorno tra le nostre frontiere, non in paesi esotici, non tra persone di cui mai conosceremo la cultura, ma qui, alle porte della vacillante Europa.
Il libro è costruito come un diario di viaggio, scritto per lo più sul campo, intervallato da qualche foto. L'intero racconto fotografico è disponibile come volume separato. Per chi volesse acquistarli, mi contatti pure via mail. A seguire un breve resoconto di quanto raccolto tra le mie pagine.

“Il rientro è un passo sostanziale di ogni viaggio. Il rapporto con la fine di una lunga ed esasperante esperienza sfocia sempre in una commistione di sensazioni, tra libertà e alienazione. Il ritorno alla propria madre patria è un trauma necessario. Tre mesi sulla Rotta Balcanica hanno segnato la mia conoscenza e il mio stesso essere, in un miscuglio di concetti a me precedentemente ignoti, passando dalla comprensione di concetti teorici, come i tanto millantati diritti umani, di cui la Comunità Europea e le Nazioni Unite si autoproclamano protettori, sino alle forti tensioni economiche e sociali in quell’anonima penisola tra il Mar Nero e l’Adriatico. Dal primo Dicembre 2016 al primo Marzo 2017 visitai dieci nazioni differenti, confinanti, ostili e instabili. Una traccia che mi colse com-pletamente impreparato, formandomi e istruendomi su ciò che significa essere un paese in via di sviluppo conteso tra due grandi carnefici, l’UE e la Russia.
Un viaggio dettato dall’istinto, dalla curiosità, dal fremito inarrestabile del bisogno di verità. Per tutto il mese di novembre, tra i serrati ritmi lavorativi di ogni fotografo a fine stagione, tra consegne e fatture, tra clienti e tasse, iniziai ad interessarmi dell’argomento rifugiati, in particolare modo di quanto stesse accadendo nei Balcani. Online trovai ben poco, qualche articolo sulla chiusura della Rotta Balcanica e nulla più. L’interesse verso l’argomento divenne allora quasi un’ossessione. Preventivai allora di ultimare i vari lavori restanti entro i primi di Dicembre, comprando, sul sito della Tirrenia, un biglietto per Genova, intenzionato a raggiungere Atene via terra e scoprire di persona quanto di mio interesse. Dovetti spacciarmi per reporter, giornalista, ricercatore universitario e ogni altra possibile identità che, in qualche modo potesse garantirmi l’accesso alle informazioni di cui avevo bisogno. In realtà non ero che un viaggiatore curioso e alle volte incosciente, incapace di fermarsi al semplice trafiletto su Google News.
La verità era poco oltre la frontiera, la mia irrazionale sete di sapere si rivelò una fonte quasi inesauribile di motivazione. Non feci che chiedere e qualora non riuscissi ad ottenere una risposta soddisfacente mentii spudoratamente, utilizzando ogni mezzo e ogni contatto per ottenere quante più informazioni possibili. In diversi casi dovetti raggirare i sistemi tradizionali di comunicazione, attingendo ai più infimi meandri della mia pragmaticità. Mi appostai davanti ad uffici governativi, cercai di far pressione su diversi addetti stampa tramite loro superiori, fui l’incubo di un numero imprecisato di portinai, inventai ogni scusa possibile ed inimmaginabile per ottenere mezza intervista, per ottenere permessi e autorizzazioni, e qualora neanche quello non fosse sufficiente, mi presi la libertà di agire senza documenti, arrivando a minacciare chiunque fosse d’intralcio ai miei scopi, tirando in ballo, in infinite discussioni, la stampa nazionale, le ambasciate e persino la Farnesina. Fortunatamente ogni situazione critica si risolse senza conseguenze, se non con un gran mal di testa ai danni dei miei interlocutori.
Il viaggio iniziò a Torino dove, tramite la professoressa Barbara Sorgoni del dipartimento di Culture, Politica e Società, ricevetti i primi contatti. Nel mezzo della Pianura Padana, in viaggio per Trieste riuscii a mettermi in contatto con il responsabile degli uffici stampa del centro Europa della UNHCR, Babar Baloch, che mi garantì l’appoggio dell’organizzazione di cui fa parte, per interviste e informazioni lungo tutto l’itinerario del mio viaggio.
Il primo contatto con la Slovenia non fu dei migliori, riscoprendomi totalmente impreparato su quanto stesse realmente accadendo. La mia superficiale conoscenza dei vari trattati che regolano il traffico di persone tra le frontiere dell’area, non mi permise di ottimizzare al meglio i tempi di ricerca, portandomi, specialmente in Slovenia e in Croazia, a non raccogliere tutto il materiale di cui avessi realmente bisogno.
Un grande aiuto lo ricevetti a Zagabria, incontrando Silvia, una studentessa e giornalista legata ad una testata Italiana indipendente che mi diede varie dritte sulla situazione politica ed economica dell’area.

Con l’arrivo a Belgrado la mia razionalità venne pesantemente compromessa dalla drammaticità di quanto stesse accadendo in Serbia, relazionandomi con una situazione sociale disastrosa, nella quasi totale assenza d’interesse da parte della stato, nel garantire diritti e sostentamento alle migliaia di rifugiati dispersi tra le strade della capitale dell’ex-Jugoslavia. Finalmente capii come relazionarmi con lo stato e quali fossero problematiche ed interessi dietro la crisi migratoria scoppiata un anno e mezzo fa.
La lunga discesa sino ad Atene, percorrendo oltre 4000 chilometri via terra mi aprì gli occhi su un mondo fatto di finanziamenti, giochi di potere, interessi nazionali, comunitari e privati, ponendo l’importanza e la difesa dei diritti umani in secondo piano o, alle volte, prendendone spudoratamente le distanze, considerando l’immensa crisi umanitaria, tutt’ora in corso, come un gioco politico ed economico.
Dalla capitale Ellenica risalii verso nord, in due paesi che giocarono un ruolo secondario nel recente passato, ma che oggi si ritrova nel mirino della comunità internazionale per i loro atteggiamenti controversi: Bulgaria e Ungheria; due nazioni dove il concetto di democrazia pare ancora teorico.
L’Austria mi riservò piacevoli sorprese, mostrandomi come anche in una piccola nazione, per quanto molto più sviluppata di tutto ciò che si trovi a sud delle sue frontiere, possa organizzarsi e operare al meglio nell’aiutare chi decida di chiedervi asilo.
Infine la Germania mi diede il colpo di grazia, senza permettermi di indagare minimamente su quanto stesse accadendo all’interno delle proprie frontiere.

Il volo da Frankfurt Hann partì Mercoledì primo Marzo, sigillando con la parola Fine il mio viaggio e riportandomi a Torino, nel grigio di un’Italia che mi pare di non riconoscere più come casa.”


Le Ceneri della Rotta Balcanica - Andrea Mignogna - andreamigmi@gmail.com












 















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