Barcellona Skate Trip

Viaggiare è un culto, una droga. Viaggio e turismo si differenziano su tanti punti. Il viaggiatore è un soggetto attivo in continua ricerca, smanioso di vivere ogni luogo in cui si trova; viaggia senza guida e lontano dalla massa. Il turista è una vittima.

Novembre 2017. George, un vecchio amico greco, mi chiama insistentemente al mattino:
“Andrico, per Marzo non prendere impegni che ho prenotato una settimana a Barcellona, Skate in spalla e via!”
Fregato!

Martedì 6 marzo 2018. H11.00 birra volante al bar sotto casa e di corsa all’aeroporto per il primo volo dell’anno. La solita solfa, file improbabili, liceali assatanati e la perenne diffidenza delle guardie verso l’ennesimo capellone barbuto. Glabri maledetti!

Il quadrante ovest del mediterraneo è attivo ed anche alla spiaggia di El Prat non mancano le onde. Purtroppo non son qui per il surf ma solo per lo skate. 
George e Christopher arrivano poco dopo me, si corre all’appartamento a montare gli skate per partire subito con una bella sessione di cruise serale. 
Barcellona è bella, viva e umana. E’ come la lasciai un paio di anni fa. I Sardi son tanti e tra sardi ci s’intende. Inizia oggi una lunga serie di graffi, colpi, cemento e birre. Questa è la Spagna, questa è la mecca dello skate. 

Piccola postilla: sono un skater pessimo, di solito sto dall’altra parte dell’obiettivo. 

Alla Marbeilla incontriamo un vecchio amico comune, Marco, un energico sardo espatriato. Ci farà da cicerone tra gli infiniti spot della città. Oltre a scorrazzarci tra i tanti skatepark ci farà conosce anche altre due persone che si riveleranno ottimi compagni d’avventura: Fabrizio, un altro sardo e Sol, un ragazzo spagnolo. In loro compagnia, e di tanti altri, gireremo la città su ruote, cuscinetti, tracks e tavole. 

Lunghe giornate ad attraversar la mille strade della metropoli catalana. Sulla tavola l’infortunio è dietro l’angolo ma il divertimento è garantito. Un’intera giornata l’abbiam passata tra gli spot storici del Forum e di Besos, alla ricerca di tutto e niente. Non volevamo vedere la Barcellona dei tour-operator, ci è bastato viverci il cemento di ogni metro quadro di marciapiede. Un vento tiranno ha più volte spezzato la nostra euforia senza però impedirci di girare da Baceloneta al quartiere gotico, dal parco di Gaudì sino al DIY di Spotter. 

Notti convulse tra locali poco battuti e fredde giornate sferzate dalla gelida brezza marina. Chitarre scordate, note stonate e una panchina son state, a più riprese, l’unica vera surplus di cui avevamo bisogno. Di mangiare non ce n’era il tempo. Un panino al volo e un mezzo pasto nei peggio fast food del centro erano l’unica fonte di sostentamento.

La partenza è stata dura, triste. La volontà di tornarci forte. Abbiamo capito che li ci si diverte. Siamo decollati annaspando nella smania di riprendere a skatare i migliori flat d’Europa.