Il mercato turistico sardo necessita di un'analisi.
Golfo di Marinella, Porto Rotondo 2017. In pieno Agosto, tra il caldo cocente dell’estate sarda e la disperata necessità di solitudine provocata da un efferato turismo balneare, la chiesa della Madonna del Monte risulta essere un ottimo posto per trascorrere qualche ora di tranquillità a pochi chilometri da Olbia. Ben Presto però, nonostante l’isolamento, l’inquietudine si fa spazio tra le ultime ardenti vampate della giornata e qualche zanzara di troppo. Il vasto panorama spazia dal golfo di Cugnana sino al Golfo di Olbia; nel mezzo: Marinella.
E’ proprio qui che l’occhio inciampa.
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La Baia di Marinella in pieno agosto, vista dal belvedere della Madonna del Monte. |
Una delle tante belle spiagge della zona sommersa di turisti per poco più di un mese all’anno. Una domanda sorge spontanea: esiste un altro metodo per poter fare turismo con le nostre ricchezze naturalistiche, in maniera più sostenibile e per un lasso di tempo più lungo?
Come in molti sanno, l’intero nord-est Sardegna è una meta turistica elitaria, in buona parte basata sul mito della Costa Smeralda. Il tutto ebbe inizio negli anni ’60 diventando, col tempo, un modello turistico famoso ed ambito in tutto il mondo. Il funzionamento di questa perla del Mediterraneo però ha portato con se diversi problemi, riconducibili più ad un enclave turistica che ad un modello di sviluppo da imitare. Nonostante la cementificazione dell’area sia stata tenuta più o meno sotto controllo (se paragonata ad altre mete italiane), lo sviluppo di servizi collaterali destinati a costruire un’offerta turistica ampia, prolungata e sostenibile, si è per lo più arenato nella chimera di un guadagno edonista e poco lungimirante. La stagione turistica andò ad accorciarsi sempre più, concentrandosi in gran misura tra Luglio e Agosto.
L’entroterra andò in buona parte dimenticato, lasciando che tradizioni e patrimoni naturalistici, giacciano in una bolla intonsa, preservati dall’incuria dei grandi flussi turistici stranieri. La bilancia economica regionale vide due picchi opposti, entrambi estremamente pericolosi: lo sfruttamento smisurato delle coste e l’abbandono delle campagne.
Col tempo, fortunatamente, un coraggioso spirito imprenditoriale locale ha cercato di riprendersi quanto di suo diritto. Numerose iniziative legate alle forti tradizioni dell’interno e allo sfruttamento del patrimonio naturalistico stanno pian piano prendendo vita. Un’importante circuito da segnalare è quello di Autunno in Barbagia, legato alle “Cortes Apertas” dell’area barbaricina.
Sulla tradizione popolare sarda, grandi sforzi son stati fatti anche nella promozione delle usanze carnevalesche tra le variopinte usanze di origine pagana, senza però creare un vero e proprio network sinergico, al fine di ottimizzare la resa economica degli eventi per un periodo prolungato di tempo.
Quando ad accostarsi alle tradizioni c’è anche un patrimonio naturalistico di prim’ordine, le possibilità diventano pressoché smisurate. La Sardegna in questo non è seconda a nessuno.
Numerosi gli sport praticabili nell’isola. Servizi che pur sfruttando la natura non la intaccherebbero in maniera sostanziale. Alcuni esempi pratici sono già osservabili: dal trekking all’arrampicata nelle zone del Suprammonte, passando per il surf, praticabile in ogni sua variante anche nelle coste ancora sconosciute al turismo di massa, la polivalenza della mountian-bike e via discorrendo. Gli sport appena elencati son solo degli esempi, con una caratteristica comune: il target. Coloro che viaggiano per passioni e sport legati all’ambiente e alla cultura hanno tendenzialmente uno spiccato interesse verso la natura e sopratutto verso il suo rispetto. Tale mercato porterebbe, con i giusti accorgimenti amministrativi ed imprenditoriali, alla costruzione di un sistema turistico sostenibile e duraturo, segnando un nuovo capitolo della storia economica sarda.
Numerose associazioni stanno esplorando questi mercati, rivolgendosi per lo più ad un’utenza locale, finendo col spingere gli stessi sardi a scoprire il valore della propria terra al di fuori di spiagge e locali notturni.
La sezione Sardegna di questo blog è dedicata per lo più ad esplorare il mercato del turismo attivo, a scoprirne gli attori e i luoghi e a raccontare una faccia dell’isola troppo spesso ignorata.