Tempo per pensare



20 Marzo 2020

Il sole basso fende l’aria densa di fine inverno da ovest a est, schiantandosi miseramente sui muri quasi vecchi del supermercato. Rimbalza senza pietà sugli occhi di un passante. Una mal nascosta paura scorre inesorabilmente tra le ciglia. 
Nulla sembra più sicuro, le mani si fan dure, aliene, terrorizzate dal contatto. I barattoli sugli scaffali di una corsia deserta ardono di suggestioni. Le scarpe s’incollano al pavimento infetto.
In casa si consumano le superfici con litri di disinfettante aspettando il prossimo bollettino di guerra, le 6 del pomeriggio non son mai state tanto attese.

La cosiddetta pandemia ci ha tolto tanto, troppo, ad alcuni tutto. Per chi si salva, rinchiuso tra quattro mura però è concesso un regalo da non sottovalutare: il tempo.
 Quanto di più prezioso ci sia nel terzo millennio. Abbiamo lavorato, sudato e sofferto per guadagnarci qualche settimana di riposo all’anno, ora abbiamo davanti a noi settimane, forse mesi da gestire, impegnare, far fruttare in qualche maniera. L’ozio dilaga incontrastato, i consigli si susseguono senza sosta. L’unico svago che non viene mai menzionato è forse il più utile: pensare.  

Abbiamo portato il nostro pianeta all’esaurimento, lo abbiamo sfruttato come parassiti, ora sappiamo cosa vuol dire essere attaccati da un virus. Il paragone non è poi così ardito se razionalmente pensiamo agli effetti del temuto organismo sulla sua vittima. 
Ora che siamo tutti rintanati nelle nostre case, ora che il dio consumo non regna incontrastato, ora che macchine e fabbriche son ferme su una parte sostanziale del globo, molte aree sovrappopolate rivedono la luce del sole, cristallina come non mai. Ci avete fatto caso? No, siamo segregati nelle nostre tane, come topi al passare d’un gatto. 

E’ dunque arrivato il momento di utilizzare questa battuta d’arresto coatta per ragionare su dove vogliamo andare. Alla fine del disastro umanitario in corso avremo risorse sufficienti per ricostruire un futuro al meglio delle nostre possibilità. Abbiamo tecnologie e finanziamenti tali da poter decidere di invertire la rotta. La cosiddetta pandemia ci sta dando la possibilità di cambiare e ci sta dimostrando come il nostro modello consumistico globalizzato abbia delle fragilità radicate in profondità.

Continua…


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