Solo in Cartolina: intervista a Nicole Romanelli

Solo in Cartolina


Tempo fa, su Instagram, mi imbattei in una pagina che attirò particolarmente la mia attenzione. Solo in Cartolina: un progetto affascinante, un lavoro di sensibilizzazione e non solo. Un post su questo blog gli è più che dovuto. Via mail sono riuscito ad ottenere un’intervista con Nicole Romanelli che tempestivamente ha risposto alle mie domande. A seguire le interviste e il link al loro sito.



In cosa consiste il progetto Solo in Cartolina e da dove nasce?

Solo in Cartolina è una campagna pro-bono autofinanziata e apartitica che denuncia le morti in mare. Una sommossa epistolare a sostegno di chi ogni giorno salva le vite dei migranti al largo. Il progetto, come spesso succede, è nato come chiacchiera da bar. A fine giugno quando uscì la dichiarazione del Ministro Matteo Salvini "Quest'anno le ONG vedranno l'Italia solo in cartolina" ero a Torino e Michela, leggendo la notizia mi disse "Ma se inviassimo delle cartoline?". Un paio di telefonate, qualche chiacchiera dopo cena con Verdiana, un dominio comprato e un logo disegnato da Pietro: quattro giorni dopo stavamo organizzando il lancio. 

Chi c'è dietro il progetto?

Solo in CartolinaI miei partners in crime sono Michela Locati, Verdiana Festa e Pietro Gregorini che, come me, non dormono dal 6 luglio. Ma ci tengo a dire che questa non è la nostra campagna, è la campagna di tutti. Di tutti i creative fighters che ogni giorno mettono capacità, passione e tempo libero in questo progetto; di chi ha realizzato, inviato e condiviso una cartolina; di chi ci ha scritto "hey ragazzi, siamo con voi non mollate", delle ONG in mare; e anche di chi ci ha definito buonisti e rivoluzionari da salotto, per non dire di peggio: ti fanno capire che stai dalla parte giusta. 

Quante cartoline avete già ricevuto?

Abbiamo lanciato la chiamata alle arti il 10 luglio ed è stata chiusa il 5 agosto. In meno di un mese abbiamo raccolto circa 300 cartoline. Hanno partecipato non solo artisti, illustratori e designer, ma anche tanti cittadini che hanno voluto inviarci il loro sostengo. Al momento è possibile scegliere le proprie cartoline preferite nel nostro sito, le 10 più votate verranno stampate in mille copie ciascuna e poi consegnate al Viminale. Tu hai già votato la tua cartolina preferita?

Quale sarà l'obiettivo finale della vostra iniziativa?

Non abbiamo la pretesa che questa campagna cambierà il mondo, ma crediamo nell'importanza e nel potere dell'advocacy. Ci siamo chiesti cosa potevamo fare per prendere una posizione in un momento in cui è necessario farlo. Siamo creativi e abbiamo pensato che tutto quello che avevamo da mettere in gioco era proprio la creatività: "Ce ne saranno altri che la penseranno come noi, no?", ci siamo detti. Ed era vero, la comunità creativa ha risposto. Far sentire alle persone che non sono sole e che c'è qualcosa che possiamo fare per dire la nostra è già per noi una grande vittoria. Queste 10 mila cartoline ci hanno ricordato che l'Italia è bella da morire.

Pensate di riuscire a porre in essere un vero mail-bombing? 

Al momento nel nostro sito è possibile condividere le cartoline nei propri canali e inviare un tweet di dissenso direttamente al Ministro e in moltissimi hanno partecipato. Ma non finisce qui: vogliamo andare oltre al virtuale, tornare al reale e consegnare personalmente le cartoline al Viminale. Non possiamo ancora rivelare la data e tutti i particolari, stiamo lavorando all'azione in questi giorni, ma presto annunceremo tutto.    

Avete come unico obiettivo il Viminale e il suo nuovo occupante?

Le cartoline sono indirizzate al Ministro e verranno consegnate al Viminale, vero. Ma per noi questa corrispondenza estiva è molto di più: uno strumento ironico e creativo per sensibilizzare, diffondere informazioni e veicolare dati, grazie anche al sostegno di ricercatori e delle ONG che stanno partecipando alla campagna. 

Avete qualche progetto per un prossimo futuro?

Forse ne abbiamo troppi! In tanti ci hanno già contattato per organizzare mostre ed esposizioni. Parallelamente stiamo già pensando a nuove azioni di comunicazione più incentrate sul racconto di storie di persone che sono sbarcate in Italia. E poi c'è la guerrilla. Non possiamo anticipare troppo, ma di certo non finirà tutto con la consegna al Viminale.



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