Rome sweet R(h)ome(less)

Piazza di Spagna

Roma Venerdì 20 Luglio 2018

Italo sfreccia a 250kmh giù per lo stivale. La pianura padana l’ho saltata a piè pari, in un torbido sonno nauseabondo. Riprendo conoscenza solo a Bologna. Poter attraversare intere regioni in poche ore, pare un concetto assai duro da digerire per un isolano provinciale come me. Sembra di stare su un aereo. Spostarsi con rapidità, centinaia di chilometri al giorno, è una consuetudine per tantissimi Italiani. Per un sardo è sempre un viaggio, una traversata. 
Sbarco a Termini in poco più di quattro ore. Facendo due calcoli è molto più veloce d’un aereo di linea. L’idea di dover fare Caselle Fiumicino, con relativi bus, controlli, cinture e via dicendo, pare ormai inutile se confrontato alla ferrovia. Ma da noi è diverso, da noi sullo scartamento ridotto si va a gasolio. 
Termini è il solito disastro, non si capisce niente. Il frastuono, le urla. i ritardi; lo ammetto il sud mi mancava. I passanti sono vivi, hanno una storia da raccontare, una vita da mostrare. Esco nel piazzale alla ricerca del bus per Vescovio, 38° gradi d’asfalto rovente. Prima di prendere il bus, rischio di svenire, ho superato le 24 ore digiuno, mangio e riparto. Arrivo al BnB, lascio le valigie, ed esco; è ora di cambiare argomenti, si torna sui rifugiati, su Le Ceneri della Rotta Balcanica. In piazza Bologna incontro Maria, una vecchia amica sarda, già con lei recupero qualcosa. Due telefonate e ho i primi punti di riferimento.
Tornando in stanza m’accorgo di puzzare, a pensarci bene è da qualche giorno che non mi fermo neanche per lavarmi. Tra poco arriva Nicole, sistemo gli appunti e mi rilasso nell’attesa. 

Tevere
Tevere

Sabato 21 Luglio 2018.

Un rondone plana sulle acque del Tevere. Si dimena disperato in gemiti di panico, inveisce contro la libertà, il carnefice gliela sta per rubare. Un grosso gabbiano dalle piume grigie di smog gli piomba in capo, l’acchiappa al volo e gli torce il collo con maestria. 
Un cuore geme al fianco di due polmoni sporchi di smog, si dimena disperato in gemiti di panico, inveisce contro una libertà, sempre desiderata ma mai posseduta. La città gli piomba addosso, l’osso del collo glielo lascia, gli concede anche un materasso e un riparo sotto un’arcata, un cantuccio contro gli occhi della folla. 
Un lungotevere umido e grigio, tra turisti e buche stradali, la vita scorre via torbida come il fiume tra i piloni. Il tempo, rintanato nel suo avamposto, osserva immobile. 

rifugiati a roma

Percorro chilometri su chilometri, da una libreria ad un caffè letterario. Due vecchie conoscenze mi passano qualche indirizzo. E’ un sabato di Luglio, accaparrarsi una presentazione di sto periodo sarebbe inutile, ma provo ad organizzarmi per il futuro. Da Termini al Vaticano, giù sino a San Lorenzo per poi risalire sino a san Pietro.

Il caldo e l’afa di Roma mi riportano alla realtà, è estate.
Mi fermo a mangiare in una trattoria dietro Termini, in una via poco trafficata, la caccia ai caffè letterari prosegue con poco successo. Il sole arde tra qualche nuvola carica di pioggia, l’afa aumenta. Pelli brune, qualche turista sperduto e nessun italiano, c’è molto silenzio. 
La giovane cameriera del Bangladesh conosce poche parole in italiano, ma parla fluentemente altre quatto lingue. Capelli corti, braccia rasate, jeans strappati e Marlboro rosse. Il suo capo, coetaneo e connazionale pare più romano dei romani, scappa dalla sua trattoria, corre verso l’università, ha da studiare. 

Seguo Termini sul versante nord est, spazzatura trascinata dal vento, desolazione e tanti senza tetto, puliti e dignitosi bivaccano tra i marciapiedi polverosi, sono per lo più italiani. Bastano pochi minuti per arrivare a San Lorenzo. Tutto cambia in pochi passi. Localini radical-chic e attivismo propagandistico su secolari muri in pietra. 
Il chiosco del parco ha la musica a tutto volume, uno stucchevole rock commerciale, non si accorgono di quanto sia duro da digerire alle 3 del pomeriggio? All’ingresso di un’attempata coppia gay, pelata e barbuta, come d’incanto la playlist svolta bruscamente su Elton John; aficionados del ritrovo? 
Una ragazzo e una ragazza s’ignorano al tavolo accanto: lui telefona come un vero businessmen, lei inveisce contro i boomerang mal riusciti del suo Instagram. Non si guardano, scambiano mezza parola ogni tanto e via di corsa ad un altro appuntamento. Faranno quarant’anni in due. Camicietta e mocassino, unghia affilata e make up. 

Al Caffè Giufà trovo un Sardo ospitale e premuroso, dopo qualche chiacchiera mi indica la Libreria del Viaggiatore. Li riuscirò a stabilire il primo vero contatto utile, ci risentiremo a Settembre per presentare il libro ad Ottobre. Sulla via del rientro, faccio un salto al Caffè Fondi, in cerca di Marco, consigliato da Francesco di Termini TV. Marco non c’è ma gli lascio una copia del mio libro con un messaggio, nella speranza che mi ricontatti. Rientro in stanza sfinito e sudato. Doccia, cibo e tanto sonno. 

termini

Domenica 22 Luglio 2018. 

Frugo online, la continuità territoriale mi permette di acquistare un biglietto per Olbia ad un prezzo onesto. E’ ancora presto, monto sul bus e torno al caffè Fondi. Marco mi riconosce al volo, entusiasta del libro mi propone una presentazione a Ottobre, Bingo! Posso finalmente tornare ad impacchettare la mia roba e rientrare a casa. Due settimane lontano dal mare si fanno sentire. 
Fiumicino è immenso. Il treno mi abbandona direttamente in aeroporto. Consapevole del mio aspetto, mi accingo ai controlli di sicurezza pronto ad ogni genere di ispezione antidroga. Passo tranquillo, la prima volta che un capellone barbuto si scampa una buona dose di pregiudizi e tamponi. Canto vittoria troppo presto. Lo zaino viene requisito. L’addetta allo scanner sbianca e chiama un collega, pare preoccupata, molto preoccupata. Con fare educato ma teso l’addetto alla sicurezza mi chiede che cos’abbia nello zaino: macchine fotografiche, obiettivi, due hard disk e un pc. Non lo convinco, smonta tutto e riscansiona lo zaino. Questa volta si accalcano numerosi allo schermo, la tensione aumenta. Lo scanner si blocca di colpo, l’uomo con cui ho appena parlato si gira di scatto con fare perplesso ed esclama: hai un’armonica? rispondo di si con altrettanta perplessità. Si rilassano tutti quanti con fare colpevole. “pensavamo fosse il caricatore d’una pistola”. Scoppio a ridergli in faccia, lui mi segue a ruota, le colleghe ci osservano con sguardo colpevole. 

Ultimo la mia transumanza su un seggiolino Air Italy. Il mio viaggio è finito, si torna a casa. 

fori imperiali
roma
tavolara


Post più popolari