La Paranza: lo Stabilimento

Settimo Torinese, Lunedì 16 Luglio 2018.
La partenza da Exilles porta con sé la malinconia d’un ritorno alla realtà. Torino ci aspetta. La Paranza del Geco ha bisogno del suo direttore. Alle porte di Susa ci fermiamo a cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Vecchietti, briscole e qualche bestemmia, nulla più. Sull’autostrada il malcapitato furgone urla disperato, inveisce contro il ritardo di cui è vittima. 
Il concerto di stasera sarà in una festa privata, negli stabilimenti della Kappa. Logicamente piove, piove a dirotto. Penso: è luglio, non può piovere di continuo; mi sbaglio, non siamo al sud. Passiamo per Torino a recuperare uno dei musicisti, L’acqua non ci dà tregua, non vedo nulla e tra semafori mancati e manovre rocambolesche rischio più volte di buttare giù pali, ciclisti, pedoni e veicoli. 
Arriviamo, scarichiamo sotto l’acqua e mangiamo come bestie. Ritmi sfalsati e la giusta dose di spensieratezza ci stanno lentamente logorando, perdo chili su chili in pochi giorni.
La serata è solo un evento aziendale, roba per pochi, team building o qualcosa di simile. 
Non sapendo cosa aspettarmi, preparo le macchine e attendo. Il concerto è con una formazione particolare: Afrotaranta. Un mix tra il Salento e il Sengal, un ponte tra Lecce e Dakar.
Inaspettatamente la serata si anima in un batter d’occhi, i giovani impiegati si scatenano in un convulso ballo di massa. L’ufficio diventa il ristoro, il lavoro monotono una fuga. Davanti al palco non ci sono né gerarchie né timori. Si parla, si ride e si scherza sulle stesse note, sugli stessi ritmi. Quadri con impiegati, donne con uomini, persone. Non tutti stanno al gioco, ma molti ci provano, si vede che ce la mettono tutta a restar umani, a non dimenticarsi che non sono solo ingranaggi.

Tramortiti dai volumi, ricarichiamo e torniamo a Torino. E’ notte, piove.

La Paranza del Geco

afrotaranta

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La Paranza del Geco

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