La Paranza: l'hinterland.

Torino, Venerdì 13 Luglio 2018.

Il tempo scorre via, portandosi con se ore di sonno mancate, pasti saltati e sudate interminabili. Da fotografo e narratore mi trasformo in autista, il grande ducato bianco ci scorrazza per il centro di Torino.

Politecnico h15.30.

Una fucina di ingranaggi. Sin dall’università il cittadino viene plasmato nel viso e nel pensiero. Corpi forgiati come semplici strumenti di produzione, menti prostrate all’industria. i discorsi che rimbalzano sulle grigie pareti dell’ateneo, impregnano l’aria di conformismo. Si punta in alto, al risultato alla corsa verso un obiettivo di interesse altrui. Sforzi prostituiti ad uno schema disumano.

Alla guida h17.00.

Tra il traffico, gli strumenti e i semafori. Torino gommata è un inferno. Neanche lo ricordo come funziona un semaforo, specie con sei metri di autocarro. 
Recuperiamo un percussionista e scappiamo tre le campagne torinesi. Investiti da un tramonto spettacolare, attraversiamo campi, paeselli e boschi. Un lato del nord suggestivo. Meravigliato di quanto vedo, rischio un paio di volte di prenderci il guard rail. Dopo qualche bivio mancato, arriviamo a Cambiano, un paesello molto suggestivo. Casette di montagna dai tetti spioventi, una bella piazza e tante persone per le strade. Non siamo più a Torino, siamo in campagna finalmente. L’aria, i volti delle persone, l’acqua, il cielo, tutto perde quel manto grigio che tanto mi ha fatto penare sin’oggi. 
Ci fermiamo con una parte della Paranza Del Geco a mangiare una pizza. Oggi i concerti sono due. Teoricamente saremmo dovuti essere a Moncalieri per il sound check, ma pazienza, Simone vuol farsi due pezzi anche qui, poi si vedrà. 
Alle prime note tutti si mettono a ballare, il paesello è una comunità di meridionali trapiantati. 
Quattro pezzi, il caro Angelo riprende il controllo della situazione con voce e chitarra. Corriamo al furgone, si vola a Moncalieri. Claudio e il Nitti hanno già preparato tutto, si inizia alle 23. L'evento è organizzato dall'Associazione di promozione sociale Arturo Ambrosio con il patrocinio del Comune di Moncalieri, in collaborazione con Ambrosio Cinecafè, Seeyousound e la Onlus il Porto. 

La Paranza del Geco

La Paranza del Geco

La Paranza del Geco

Moncalieri h23.00.

Il disastro demografico postbellico trova conforto in reminiscenze culturali vecchie d’oltre mezzo secolo.La seconda e la terza generazione di emigrati meridionali paiono godere nel riaccingersi alle proprie origini, nonostante l’accento, nonostante il luogo di nascita, nonostante una vita al nord. Ballano su note di una musica che portano nei geni con passi di danza convulsi, tarantati. Signore attempate ricordano tempi andati, scatenate in tardi fremiti di gioia. Ventenni accaldate e scalze, battono le mani con violenza, fanno rumore, più che possono, senza mai fermarsi, senza mai smettere di girare, sino al collasso. L’interculturalità infranazionale unisce tutti, dall’immigrato al torinese, passando per la moltitudine di mezzosangue dalle origini più disparate. Scrivo accanto al palco, a concerto ormai inoltrato, godendomi lo spettacolo di un’integrazione ormai matura. 
Ridono tutti, condividono qualche minuto di respiro dalla frenetica esistenza suburbana. 
Una parte dei presenti proviene da una piccola comunità di recupero, giovani dal passato difficile, scappati in malo modo da una pressione sociale distorta e soffocante. Nessuno ci fa caso, si procede nelle danze.
Il ritmo lo hanno nel sangue. Ragazze giovanissime fremono tra i pochi anziani rimasti in pista, la pizzica la vivono, non è necessario studiarla. Una sanguigna paranza di notti d’estate sulle piazze del meridione, infuoca le vene dell’accaldata platea. Un connubio di saltelli, gonne al vento e battiti di mani.
Il contatore si sovraccarica, la corrente salta: si continua al buio, in acustico. Dalla penombra di un parco di Moncalieri ci si risveglia nelle campagne di un luogo senza tempo, il Salento non ha confini. 

Moncalieri

Moncalieri

Moncalieri

Moncalieri

Simone Campa